I segreti del latino
Milano: Mondadori, 1991

 

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Un vocabolario da leggere. E magari, qua e là, dove sorprende di più, da sottolineare. O da guardare, come bacheche d'un museo e anche, per l'attualità della merce - la nostra lingua quotidiana - come vetrine di negozi. L'occhio può cadere, poniamo, su spiritus, e si scopre che era fiato o soffio, prima di tutto, e che il suo aggettivo spiritualis s'adattava solo a uno strumento a fiato (la stessa vicenda ha avuto la parola greca pneumatikós, una delle più spirituali della storia). Ma c'è il soffio di Dio e c'è il soffio dell'aria compressa; non vanno confusi.

Si mettono a posto le cose. Perché “tradizione” non è l'astratto di “tradire”? Eppure - lo dice il Lessico - sono la stessa parola tràdere, consegnare. Si finisce per rispettare parole ormai caricaturali, come “flebile”, che è flebilis, cioè lacrimoso (flere è piangere) o “discrepanza”, o “cospetto”, eccetera, eccetera.

A volte capitano incertezze non confessate. Per esempio quando si dice “collisione” e quando “collusione”? Ma il dizionario italiano continuerà a dare voci isolate e perciò poco mnemoniche. E' meglio conoscere collisio e collusio, cioè laedere, colpire e ludere, giocare. A conti fatti, il vero vocabolario dell'italiano è quello latino.

Questo libro è il completamento naturale del Piacere del latino, uscito due anni fa e così bene accolto che si dovettero fare quattro edizioni in pochi mesi, e una nuova ora, parallela al Lessico. Restano però due opere indipendenti. I segreti del latino potrà essere utilissimo a chiunque, con qualunque strumento, sia giunto a una conoscenza sufficiente della grammatica e della sintassi. O anche solo se avrà curiosità per i segreti dell'italiano.

(Dal risvolto della prima edizione)

 

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