Il piacere del latino
Milano: Mondadori, 1989;
Nuova edizione 1993 (Bestsellers Saggi);
7ª edizione 1998, 2001
(Bestsellers)

Il piacere del latino
8ª edizione Torino: Lindau, 2017 (Frecce)

 

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Riflessioni su questa realtà gustosa che è una lingua. Nella fattispecie questo latino da cui non riusciamo a congedarci e che vive, magari in incognito, nel nostro linguaggio, nel costume, nella cultura e nella vita quotidiana.

Possibile che sia ostico, hosticus, cioè ostile? Se lo fosse sarebbe meglio disconoscerlo del tutto o almeno amputarne la parte ostica. Poi si scopre che è una lingua, non materna ma madre, anzi una cultura, che rischiara la nostra, ed è, si può dire in tutti i sensi, la nostra laica Scrittura.

Ecco perché, magari temerariamente, ma con fiducia, si offre un latino vivente, e perciò globale e intuitivo. Perfino ambizioso; sia pure cominciando da zero, cioè dal noto, dall'italiano e dalle più elementari nozioni grammaticali dell'italiano. Che cosa era, duemila anni fa, un congiuntivo?

Dunque una grammatica da leggere e per leggere. E un invito a un mondo dove si soggiorna bene. E a questo soggiorno (ideale e fantastico) sono dedicate molte pagine specifiche, di scorcio per l'immensità dell'argomento, e anch'esse di incantevole leggibilità.

Questo libro è nato non solo dalla lunga esperienza d'un docente e studioso e traduttore di vaglia, ma da un giovane che esperimentò la stessa strada. Un protreptico che non pretende né desidera sostituire i testi che diciamo scientifici e neppure quelli normativi, se buoni. Ma più il latino sarà familiare più quei testi saranno utili, intesi, valutati per quello che sono e vogliono.

Nasce dopo il desiderio di conoscerli, per un bisogno di confini, i confini di un possesso. Il senso dell'hortus conclusus - il “parco recintato” - fa parte della voluttà umanistica, e il presente libro punta su questa sottile, antica passione.

(Dal risvolto della prima edizione)

 

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