Pascoli: Poëmata
Christiana
introduzione di Alfonso Traina
Milano: Rizzoli, 1984
(BUR Classici)
2ª edizione corretta e aggiornata, 2001
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Può un poeta diventare diverso perché usa una
lingua diversa? Arrivato negli ultimi anni della vita, mentre la
sua poesia italiana si andava esaurendo, Pascoli dimostrò di
possedere una vena di narratore, a metà strada tra Teocrito e il
racconto moderno, quale nessuno poteva sospettare in lui. C'è in
questi Poemi cristiani una resa così confidenziale della
realtà quotidiana da superare la freschezza delle Myricae: un
così profondo senso dell'ombra - del mistero e della musicalità
dell'ombra - da ricordare i più bei Canti di Castelvecchio; e
un'inedita capacità d'inventare personaggi. Chi gli nega la passione
e la sensibilità storica non potrà che ricredersi davanti a questi
testi. La morte di Cristo sul Golgotha vista attraverso lo schermo dei giochi infantili; Roma imperiale, questo porto del mondo, pieno di folle orientali e di bambini simili a uccelli, città dell'agape segreta e del postribolo aperto, pozzo di corruzione e di santità, dove si respira la fine del mondo e la rinascita, quale nessun romanziere rappresentò mai; la morte degli Dei antichi, lasciati al culto delle campagne; Roma del primo Medioevo, assalita dai goti, abbandonata dagli abitanti, città di statue giacenti, di pietre ammuffite, di archi sorretti dall'edera, e insieme i sentimenti attuali e di sempre, interni, psicologie degne del migliore realismo contemporaneo Enzo Mandruzzato ha tradotto elegantemente questa edizione dei Poemi cristiani. Nell'introduzione e nell'ampio commento Alfonso Traina ricostruisce la cultura classica cristiana del Pascoli. |
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