Orazio: Odi ed epodi
(traduzione e note)
introduzione di Alfonso Traina
Milano: Rizzoli, 1985
(BUR Classici greci e latini)
17ª edizione riveduta e aggiornata, 2005

 

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Per la pubblicazione di questo libro Enzo Mandruzzato ha completato, interamente rivisitato e commentato la sua traduzione dell'Orazio lirico del '58, confermandosi nella prima intuizione: che la lirica fosse la vera vocazione poetica oraziana e che i risultati più alti siano raggiunti nelle odi civili, che risolvono e salvano la solitudine di ognuno nei valori di tutti.

Questa rilettura ha suscitato interrogativi e proposte critiche nuove per gli studiosi e sottolineato la sensibilità «contemporanea” di Orazio. Il suo segreto è nella pregnanza del linguaggio, in quel contrasto fuso dove la parola è isolata ma continuata, rilevata e smorzata, perché si faccia nuova, in ogni contesto, e rifletta l'attimo sempre in fuga ma conclusivo di maturate esperienze.

La critica moderna - come mostra Alfonso Traina nella sua introduzione - si è orientata a contrapporre a un Orazio letto come modello insuperato di equilibrio e di armonia il poeta che dissimula sotto l'impeccabile nitore dei versi una sostanza di inquieta malinconia.

Canta la singolarità dei momenti felici: luce di paesaggi, dolcezza di conviti, danze, amori, trionfi di vittorie, ma nel tessuto dei versi si coglie l'assiduo affanno del tempo che fugge, l'ansia dell'ignoto, un senso costante della morte che rende più struggente il valore e importanti i valori della vita.

 

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