Omero. Il racconto del mito
Milano: Mondadori, 1998
(Oscar Saggi)

 

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Nella sterminata produzione di saggi, commenti e traduzioni dei poemi più antichi della nostra storia, mancava una lettura attuale e immediata come quella che Mandruzzato propone in questo libro. Sono molte le domande a cui questa lettura “senza dotti pregiudizi” dà risposte sorprendenti, ma tutte verificabili fin nei minimi particolari sul testo omerico.

Non ci fu mai un “assedio di Troia” durato dieci anni, e il cavallo di legno fu solo una leggenda anche per Omero. Le “peregrinazioni di Ulisse” furono una geniale soluzione narrativa, ma non è lì il significato dell'Odissea. E la “questione omerica” può essere dimenticata senza drammi.

Se è vero che l'Iliade è in realtà un'Achilleide a cui l'Odissea risponde, i due Eroi non sono veramente celebrati, perché la loro fama non è senza censure: Achille ha abbandonato la guerra per un'offesa personale, Ulisse è tornato senza i compagni. Omero li difende, e così bene che non ce ne accorgiamo. Crea due personalità indimenticabili, che si completano a vicenda: Achille sente con tutta la sua anima, con il suo essere ibrido, mortale ma toccato dall'immortalità materna, che la vita è tale solo se non conosce la morte, che fa disperato l'eroismo. Per questa ambizione di divinità, cerca la morte.

Ulisse al contrario cerca la vita, la sua, per quanto breve. Si annuncia, nell'Iliade, con parole che rivelano la sua vera natura: Zeus ci ha dato, dalla giovinezza alla vecchiaia, di operare dure battaglie fino a consumarci, uno per uno. E' la sua scelta eroica, che l'Odissea realizza fedelmente.

I due Eroi sono protagonisti, ma non solitari. Omero crea attorno a loro un mondo popolato da altre personalità, le fa dialogare, combattersi, rivaleggiare, odiarsi, amarsi, esistere, senza che si smentiscano mai neppure per un particolare. Vogliamo ricordare soltanto Penelope, forse il più bel personaggio femminile di tutta la letteratura occidentale. Gli antichi Eroi si manifestano come uomini e donne estremamente credibili ai nostri occhi e gli Dei stessi, pur nella soprannaturale imprevedibilità che li caratterizza, rivelano una loro metaforica psicologia.

 

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