Al volto meduseo
vorrei che tu
fossi la morte e aprissi
la mia porta nel fondo
della notte e io sarò
sveglio, pronto, vedrò
nell’ombra il tuo volto d’ombra
e tu dirai: “ci sei?” –
più leggera d’un’ombra
ti poserai sull’orlo, tenderai
le lunghe dita verso le mie palpebre
senza toccarle e andrò
dove non è menzogna,
e il tuo volto di tenebra e d’oliva
diventerà un’icona familiare
vorrei tu fossi il
tempo che da sempre ha
promesso l’ora perfetta,
e mi dicessi: “è l’ora, è qui” –
scivolerai su di me
come acqua sulla pietra levigata
vorrei tu fossi il
futuro che è il sole e
la pioggia del presente
e risveglia tutti i semi
ricordi? ti parlai
della luna: io ero adolescente
e tu non eri nata, credo
eri la luna che s’alzava, roggia,
s’imbiancava nell’aria di velluto,
e mi diceva “io
sono la perfezione, la freschezza”
– per questo dico a volte
che se cerco la morte è solo
perché la luna in
una strana notte della
adolescenza mi parlò –
Enzo Mandruzzato
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