Il buon messaggio seguendo Matteo
Pordenone: Biblioteca dell'immagine, 1989
(Il soggetto & la scienza, 7)

 

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Come fu letto, nel greco delle origini, il Vangelo, anzi il buon messaggio, la buona notizia da un contemporaneo? Come apparve al lettore casuale, del 100 o del 200 dopo Cristo, uno di quelli che le Comunità cristiane dicevano hoi éxo, “quelli di fuori”?

Oggi, per la prima volta, possiamo capirlo attraverso questa traduzione grazie alla quale la bellezza e l'immediatezza del testo vengono restituite alla letteralità.

L'autore si rivolge a lettori per i quali tutto può essere indifferente, meno la verità sul Cristo.

E perché proprio il Vangelo di Matteo? Perché esso, come i logoi più antichi, non si avventura ancora dietro il simbolismo fascinoso di Giovanni e degli gnostici. C'è ancora la durezza ebraica delle origini. Perché il Cristianesimo - questo è il punto fermo del curatore - non è un problema di scienza o di filosofia.

E' storia, e la porta d'entrata è il documento.

 

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