Foscolo
Milano: Rizzoli 1978 (gli Italiani)
2ª edizione 1991 (BUR Classici)

Édition française, traduit par Michel Orcel
 Paris: Fayard, 1992

Premio Verrina-Lorenzon (presidenza Enzo Siciliano) 1978

 

*  *  *
*  *
*

Il Foscolo era uomo da più dei suoi libri; e quindi conviene cercarlo nelle lettere e negli scritti, dove egli diffondeva troppo sparsamente se medesimo, e da quelli ricostruire l'uomo, che era, a mio credere, il maggiore dei tempi suoi. Così scriveva Gino Capponi nel 1841. Non assicuriamo che fosse “il maggiore”, ma le posizioni estreme e assolute, il radicalismo e la totalità, la levatura dell'artista e l'intensità della vita lo fanno il più rappresentativo, tra gli scrittori italiani, di quell'età delle rivoluzioni - politico-sociale in Francia, spirituale e culturale in Germania - da cui è nato il nostro mondo.

Uomo procelloso dicevano i giornali, che poi sapevano ben poco delle sue tempeste sentimentali. Liber’uomo come Alfieri, ma ufficiale napoleonico; indipendente e libertario ma costretto a guadagnarsi da vivere; giacobino ma “italiano”; esaltatore del valore umano, ma su un terreno filosofico spietato e negativo. E sempre fedele a un principio: non mentire mai, in particolare con la parola scritta.

Inutile dire che ebbe molti nemici; lo amarono soprattutto i giovani, i commilitoni e - bisogna dirlo - le donne. Questa storia lo rappresenta nella sua interezza, senza la dicotomia scolastica di vita e opere. Le opere sono, più che giudicate, raccontate e riproposte a una lettura libera. La vita è ripercorsa fedelmente nel suo crescendo di serietà e di grandezza: fino alla speranza di salvare, con le sue minime forze ma con la sua grande lucidità e preveggenza, quell'unità d'Italia che perse, nel tragico 1814, la sua grande occasione.

 

*  *  *
*  *
*