ANONIMO
Diario di un dopoguerra (1918-1922)
Padova: Panda, 2005

 

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La prima guerra mondiale è terminata, il generale Diaz ha appena firmato il Bollettino della Vittoria, un giovane tenente, ancora sul teatro delle operazioni, compie il suo primo gesto del ritorno alla normalità: trova della carta residuata di guerra e scrive la prima pagina di un possibile diario.

Ma la “normalità” non è affatto tornata, comincia un periodo confuso e tragico, un dopoguerra imprevisto, cruciale e denso di cambiamenti più della stessa guerra, e il Diario segue il suo autore nella scomoda posizione di reduce: interroga, interpreta, testimonia, profila con acume, passione e ironia quattro anni di guerra civile fino alla marcia su Roma, a cui con un atto di distaccata accettazione partecipa. Poi torna al suo dramma privato che, come Mandruzzato ci dice, si chiuderà con la sua tragica morte nel ’45, alla fine di una seconda guerra civile.

L’autore di questo libro ha lo speciale sguardo di chi scopre i fatti mentre avvengono e ne scrive con la naturalezza esperta di chi sa farlo bene. Gli anni 1919-22 – quelli della nascita del fascismo, sempre poco frequentati dagli storici – hanno l’interesse di un tempo originario i cui attori principali sono uomini e non ancora miti. Vi si leggono gli inizi, i nodi delle vicende, la crisi del costume.

E c’è l’autore col suo dramma privato: la sessualità, due donne amate, una paternità indesiderata, le ambizioni, la madre, la complicità degli amici politicizzati, tutto sotto la luce radente dell’autocoscienza che rivela ogni cosa senza gli alibi della spietatezza  o della pietà.

Enzo Mandruzzato ci racconta che il manoscritto gli era stato affidato nel lontano ’45 con l’impegno di pubblicarlo anonimo in anni più opportuni.

 

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